Le parolacce
Secondo alcuni studi il turpiloquio può alleviare il dolore e in alcuni casi migliorare il nostro status sociale; ha una forza spaventosa in quanto tramite esso comunichiamo emozioni estreme.
Ricordiamo che il linguaggio offensivo e le parole non possono essere utilizzate alla leggera e sono più potenti delle altre parole, nel modificare l’umore o il tono dell’interazione.
L’imprecazione viene considerata un atto linguistico ridotto e riguarda una forma ancestrale del linguaggio attuale che secondo Andrè Meinunger, del Leibniz-Zentrum Allgemeine Sprachweissenschaft di Berlino, è strano che non siano ancora state proposte con lingua primordiale.
Nel 2013 studi condotti in Galles hanno confermato una reazione alla conduttanza cutanea maggiore quando si pronunciano parole legate ad emozioni negative.
La reazione fisiologica diminuisce quando la sentiamo nella nostra seconda lingua se imparata durante l’adolescenza (Chaterine Caldwell-Harris Università di Boston).
Le parole volgari restano impresse nella memoria più facilmente, probabilmente dipende dall’eccitazione che scatenano attivando l’amigdala, parte del sistema limbico.
Un fine del turpiloquio è lo sfogo catartico che permette di diminuire la tensione psicologica ed allevia anche il dolore. Infatti Richard Stephens, della Keele University dell’UK durante un esperimento su 67 studenti faceva tenere la mano nell’acqua gelata. chi pronunciava parole neutre resisteva circa 40 secondi in meno rispetto a chi pronunciava una parolaccia; in questa seconda ipotesi hanno rilvel,ato un maggiore aggressività mettendo il copro in uno stato di allarme: la reazione di fuga o di attacco del sistema nervoso porterebbe ad una riduzione del dolore.
Secondo risultati ottenuti nel 2017 presso l’Università del Queensland in Australia, le espressioni volgari alleviano il dolore emotivo, fisico e sociale.
L’area anteriore del lobo frontale del cervello è responsabile di controllare il turpiloquio, valutare le situazioni sociali e bloccare comportamenti inappropriati. Ricordiamo il caso di Phineas Gage che sopravvisse alla ferita infertagli da un’asta di metallo che gli trapassò il cranio. L’asta gli distrusse gran parte del lobo frontale sinistro del cervello e questo ebbe effetti sulla sua personalità e sul suo comportamento nei suoi restanti dodici anni di vita, al punto che i suoi stessi amici avevano difficoltà a riconoscerlo.
Ricordiamo che nel 1973 Reinhold Amanha fonda la disciplina scientifica della “maledittologia” che studia gli aspetti psicologici, sociologici, linguistici e neurobiologici delle parolacce.