La vita ha valore per la presenza!
“Uno dei motivi dell’insoddisfazione cronica di oggi è frutto dell’immaginario della felicità come successo. Ma la vita non ha valore per la prestazione, bensì per la presenza: nulla e nessuno appare invano.
Il passo è decisivo: i talenti non coincidono con le capacità, ma sono dei beni affidati in base ad esse.
I talenti sono quindi «tutta la vita» che possiamo ricevere in base alla nostra «capacità».
Il talento è allora la vita stessa nel suo darsi: l’uomo è vivo se rimane aperto, riceve tutta la vita che può e la moltiplica.
Creare ha infatti la stessa radice di crescere: crea chi fa crescere la vita, cioè chi ama.
I talenti di un docente sono le vite degli alunni: da ricevere e moltiplicare, non sotterrare.
I talenti di un padre sono i figli, il talento di un marito è la moglie.
Il talento di un artista è un dolore da trasformare in bellezza. Insomma il talento è tutto ciò che riceviamo ogni giorno, sta a noi decidere se diventare protagonisti (accettare e moltiplicare) o indifferenti (sotterrare).
Inoltre i talenti, mentre proviamo ad accrescerli, fanno crescere le nostre capacità: se accresci, cresci.
Continua infatti Dostoevskij: «Dopo si ha la seconda fase dell’intervento del poeta, dopo aver trovato il diamante, lo rifinisce alla perfezione (qui la sua parte è quasi solo quella di un gioielliere)». Più mi impegno per le vite degli alunni (tanti talenti quanti nomi) più le mie capacità educative crescono, divento l’eroe di un poema quotidiano: servire la vita senza essere servo, anzi uscendo dalla condizione servile proprio grazie al patrimonio che mi viene affidato. Ed è una gioia!”
D’AVENIA A., Per me è no! corriere.it, 2018.